venerdì 27 maggio 2011

SIAMO UOMINI O CAPORALI ?

A breve distanza dalla risoluzione della crisi di maggioranza tutto sembrerebbe tornato come prima.
I dissidenti della “Voce del popolo Spezzanese” hanno ottenuto le risposte rimaste inattese, la giunta tecnico-politica transitoria ha esaurito il suo scopo istituzionale, l’amministrazione è rimasta in carica e l’organo esecutivo originario è tornato al proprio posto riprendendo la direzione della cosa pubblica.

All’origine sembra sia stata la “mancanza di collegialità” tra i componenti della maggioranza, l’assenza di legittimi chiarimenti politico-personali tra gli stessi che a ragion veduta (la loro) hanno portato all’azzeramento dell’intera giunta comunale.
Un fatto normale nell’evoluzione della dialettica politica direbbero in molti se non si trascurasse il particolare che la lista civica “Un’altra Spezzano” nasceva come lista elettorale presentata alle elezioni amministrative, in modo autonomo rispetto ai partiti tradizionali, con un programma che mirava ad affrontare e risolvere i problemi locali e che, quindi, superando i partiti stessi, fondava la sua esistenza sulla democrazia partecipativa.
Un’aria nuova si respirava a quei tempi ! Ai tempi delle elezioni comunali (e come non poteva essere altrimenti). Una nuova organizzazione politica era all’orizzonte , libera ed aperta a tutti, organizzata al suo interno in modo orizzontale e non verticistica, con metodi di progettazione politica fondate sulla partecipazione quindi sul confronto, sul dibattito e sulla condivisione di obiettivi comuni, con candidati che fossero al servizio dei cittadini e non rappresentanti dei partiti, un'organizzazione politica quindi indipendente dai partiti tradizionali e a questi alternativa.
La collegialità? Fatto trascurabile quindi fra i componenti della lista “Un’altra Spezzano” attenti com’erano a diffondere semi di collegialità tra i cittadini!
Legittimi chiarimenti politico-personali? Fatto del tutto irrilevante tra gli amici del partito “Un’altra Spezzano” consci di avere alle spalle un’organizzazione trasparente e democratica!
Poca rilevanza in tutto ciò è però stato dato al ruolo dell’amministrazione pubblica e proprio perché non vi siano equivoci è necessario ribadire il senso ed il compito che questa deve assumere ora perché in futuro non vi siano fraintendimenti.
La pubblica amministrazione è uno scopo, uno strumento, una missione.
Attraverso e non per se stessa, che gli uomini amministrano la cosa pubblica.
Ma saper amministrare è una vera e propria arte , l’arte di saper sentire, ascoltare e realizzare nei fatti concreti le necessità del territorio e chi in esso vive.
Capacità queste, imprescindibili se si aspira ad ottenere il consenso comune e da questo, l’onore e l’onere di amministrare.
Comunicare con i cittadini spesso è un pratica non solo utile ma fondamentale, vivere i bisogni, le speranze e le esigenze che giungono dal territorio non solo fa sentire forte il compito che con onestà chi amministra ricopre, ma anche l’importanza e la sensibilità che da questa ne deriva.
Siamo uomini o caporali? Questa è la domanda che apparentemente comica ci pone di fronte all’obbligo morale prima che politico nei confronti di una grande realtà. Siamo noi veramente ad amministrare la cosa pubblica come mandato e perciò siamo uomini oppure sono la burocrazia, la pratica del prestigio e le esigenze di alcuni che ci fanno agire in nome e per conto della pubblica amministrazione rendendoci caporali?
Una categoria (fortunatamente) esclude l’altra. Sempre.
Prima di tutto perché gli uomini sentono il bisogno di dialogare e non quello di comandare e questo perché  sentono forte il senso del rispetto e dei ruoli di ognuno, meno dei caporali che, al contrario, hanno bisogno di dimostrare la loro fedeltà al superiore e così più subiscono la volontà di chi li comanda e più si sentono bravi.
E' così nella vita il più delle volte mentre ci possono essere uomini che per diverse ragioni come ad esempio la perdita del rispetto, soprattutto di se stessi, diventano caporali, sembra che non sia facile il processo contrario e cioè, che i caporali diventino uomini.
La nostra speranza è che questo fenomeno sia sempre più reversibile a favore della prima categoria, per vedere sempre più caporali pentiti, ritornare uomini.